Protagonisti e Personaggi

In qualità di punto raccolta informazioni, questo sito propone due tipologie di articoli relativi alle persone che hanno contribuito fattivamente alla realizzazione del film: Protagonisti e Personaggi.

Personaggi: il barcaiolo del film l'Albero degli Zoccoli

Giovanni Re il barcaiolo del film l'Albero degli Zoccoli
Con l' articolo seguente ci occupiamo di un personaggio del film, che a nostro avviso merita uno spazio per la sua storia personale e per essere una testimonianza di una di quelle professioni che rientrano nella categoria dei "mestieri di una volta".

Il personaggio di questo articolo, si chiama Giovanni Re, e come la maggior parte degli attori del film l'Albero degli Zoccoli non dovette fare altro che impersonare se stesso, in una trama dove il limite tra finzione e realta è appena percettibile.
Giovanni è infatti il primo barcaiolo che con maestria manovra il barcone lungo il Naviglio Grande dapprima all'approdo a Castelletto di Cuggiono, con successiva ripartenza, poi conducendolo lungo il canale, ed  approdando infine ad Abbiategrasso presso l'osteria Sant' Antonio accanto a Palazzo Cittadini Stampa,"fingendo" che si fosse giunti alla Darsena di Milano.

Classe 1920, il Signor Re trasportava nella realtà, con i famosi barconi, sabbia, e altre merci fino alla Darsena di Milano, in tempi in cui il Naviglio era una importante risorsa economica.

Ma la storia di Giovanni inizia sul fronte russo durante il secondo conflitto mondiale dal quale fuggì dopo quattro anni per aderire alla causa partigiana fino al giorno della liberazione.
Minato nel fisico a causa del periodo al fronte ripartì proprio da Castelleto di Cuggiono, suo paese natale, dove tutti lo ricordano con il soprannome di "Parunet".

Prima però (nel 1936), Giovanni sedicenne fa il pescatore di sassi nel Ticino alla cava del Gualdoni, pescando i sassi con il tridente che venivano poi spediti alle fabbriche di ceramica di Laveno e Sesto Calende.

Come barcaiolo la giornata di Giovanni iniziava alle tre del mattino, partendo dalla cava del Palma con il barcone colmo di sabbia da portare da Castelletto alla Darsena di Milano.

Il viaggio a Milano durava circa sette ore ma a volte specie in estate ce ne volevano anche nove.

Le barche partivano con un intervallo di un'ora mezza e in una giornata ne partivano 5 con due uomini a bordo: Giovanni ha avuto diversi compagni barcaioli di Castelletto tra i quali ricordiamo il signor Ermano Colombo (protagonista di un bellissimo cortometraggio dal titolo "Ona strada bagnada" di Lamberto Caimi già collaboratore di Olmi), mentre nel film, il secondo barcaiolo al timone è il signor Costanzo Colombini di Bernate Ticino.

Negli ultimi anni di lavoro Giovanni e gli altri barcaioli tornavano con il motorino o con la bicicletta caricata sulla barca alla partenza.

La vita del barcaiolo era dura, compensata in parte dal salario. La domenica era il giorno del riposo ma la mattina però   bisognava pensare alla manutenzione delle barche.
 Durante il periodo della Sucia (la secca), verso marzo, le barche restavano nelle cave e i barcaioli provvedevano alla loro manutenzione con la verniciatura di minio o di olio bruciato.

Ed era proprio in quel periodo che Giovanni si dedicava anche ai campi e alla stalla, anche quando come barcaiolo era impegnato nel primo turno.

Questo mestiere raggiunse il suo apice tra il 1947 ed il 1963 poi man mano calò fino a sparire completamente nei due decenni successivi.

Uomo instancabile, di grande tempra, Giovanni era legatissimo alla sua famiglia, ricambiato dall'affetto dei suoi cari.

Purtroppo oggi non è piu tra noi, ma lo consideriamo una persona importante per ciò che è stato, e per ciò che ha fatto, ed anche per la piccola parte nel film di Olmi contribuendo a suo modo a costruire quel retaggio di un mondo, e di una professione scomparsi nella realtà, ma vivi nel ricordo.


Grazie Giovanni.

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Personaggi : l'ambulante di stoffe (Frikì)

Con l' articolo seguente ci occupiamo di un personaggio del film, al quale abbiamo deciso di dedicare uno spazio per essere stato uno dei protagonisti della tradizione folkloristica bergamasca degli anni '80, insieme al suo gruppo o per meglio dire al trio di cui ha fatto parte.

Il suo nome è Vittorio Capelli, il venditore ambulante di stoffe "Frikì" nel film l'Albero degli Zoccoli.

Il regista Ermanno Olmi, stava cercando per la parte dell'ambulante di stoffe una persona abituata al contatto col pubblico, un artista di qualche genere che possedesse una buona capacità affabulatoria,
ed elemento non trascurabile, un accento dialettale (bergamasco) differente da quello della maggioranza degli attori contadini che provenivano dalla bassa pianura bergamasca orientale, per sottolineare il fatto di "provenir da fuori" tipico degli ambulanti che si recavano in paesi distanti per vendere le loro mercanzie.



Vittorio infatti è originario di Villa d'Almè, un paese a nord di Bergamo all'imbocco della Val Brembana.

Classe 1926, Vittorio si afferma come cantante e barzellettiere nel trio Me lu e chel'oter (io lui e quell'altro) gruppo nato nel 1972 assieme al leader Tito Oprandi e Pierino Carminati (Biandì).

 "Baffo",così era soprannominato Vittorio, non dovette far altro che interpretare se stesso nel film di Olmi tanta era la naturalezza con cui si proponeva, presentandosi sul set con lo stesso costume indossato durante le sue performance folkloristiche.

A sinistra Tito Oprandi, al centro Vittorio Capelli a destra Pierino Carminati
Vittorio ci ha lasciati nel 2007 all'età di 81 anni, come pure il leader del trio Tito (2000),mentre Pierino, al momento della stesura di questo articolo (2013) è ancora in vita ed in buona salute alla rispettabile età di 91 anni.
Ci sarebbe da scrivere un po'
su questo trio ed in particolare sul suo leader Tito, ma questo sito è dedicato al film l'Albero degli Zoccoli pertanto chi volesse approfondire può andare sul sito della
Federazione Italiana Tradizioni Popolari al seguente link:
http://www.lombardia.fitp.org:84/index.php?lng=it&mod=articoli&pg=pagina&c=3&articolo=1239629961

Si possono inoltre trovare diversi video su you tube su alcune performance del Trio Me lu e chel'oter
che a nostro avviso merita una rivalutazione alla luce di alcune considerazioni  di carattere soggettivo che vogliamo esporre.
 La prima è che un gruppo così non lo si trova più per caratura, naturalezza e retaggio in un momento in cui la comicità e l'intrattenimento hanno assunto per la maggior parte caratteristiche volutamente demenziali con una buona dose di volgarità; tutta un'altra storia i raffinati doppi sensi a sfondo sessuale per esempio che spesso accompagnano le canzoni della tradizione popolare italiana spesso riprese dal nostro trio.
La seconda considerazione è la percezione di una lenta, graduale e diffusa ma inesorabile perdita di identità a cui si sta andando incontro, pertanto riscoprire artisti come Tito, Vittorio e Pierino aiuta a ritrovarne un po' ricollegandosi a quel passato nel quale non mi stancherò mai di ripeterlo affondano le nostre radici.

 
Un sentito ringraziamento al Signor Adriano Oprandi fratello di Tito per le fotografie, ed al Signor Luigi Capelli figlio di Vittorio per le informazioni.
Suggeriamo infine di visitare il sito:  http://www.brembana.info/folklore/noterdeberghem/

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Protagonisti: Ermanno Olmi ed il legame con Treviglio
 
Treviglio, particolare dell' edificio in via Felice Cavallotti
che si può vedere nel film dopo che gli sposi sono scesi
dalla barca e sono giunti a" Milano".
Il post precedente, dedicato a Batistì aiuta in qualche modo ad introdurre questo, in quanto Batistì (Luigi Ornaghi) era  trevigliese, residente nel piccolo borgo del Cerreto, frazione di Treviglio.
A torto, in alcuni testi si attribuisce al regista Ermanno Olmi di essere nativo di Treviglio, ciò non corrisponde al vero, in quanto Olmi è nato a Bergamo nel quartiere della Malpensata, ma è proprio in questa cittadina della bassa bergamasca,che il regista ha stretto un forte legame con la cultura contadina  in quanto vi abitava la nonna materna.
A Treviglio Olmi sperimenta il contatto con la natura, e con quel mondo che descriverà poi, molti anni dopo nel suo film capolavoro.
 Ma per quanto legato a questo territorio non lo sceglierà per le riprese del film, fatta eccezione per un'unica scena (vedi foto).
Nonostante questa scelta, Treviglio è sempre presente nella mente del regista durante la realizzazione del film: la cascina per esempio, trovata "casualmente" nel territorio di Palosco assomiglia molto alla cascina della giovinezza di Olmi, al punto che la produzione dovette disdire gli accordi presi per la cascina trovata a Martinengo che non convinceva del tutto il regista, per girare alla Roggia Sale; oppure "il miracolo della Madonna che pianse sul muro" è un esplicito riferimento al miracolo della Madonna delle Lacrime, di Treviglio, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della comunità trevigliese dal 1522 ai giorni nostri.
Un bellissimo sito http://www.alberodeglizoccoli.net/, dell'amico trevigliese Paolo, descrive molto bene tutti i riferimenti del film al territorio e alla gente di Treviglio nonostante il film sia stato girato in altri comuni della bergamasca.
Di  Treviglio è anche il segretario di produzione del film Enrico Leoni all' epoca studente universitario che aiutò Olmi, nell'organizzare il necessario per il casting degli attori, e che divenne sul campo il fotografo ufficiale del set.
A Treviglio, il 28 febbraio del 2003 Olmi ha ricevuto la cittadinanza onoraria, data che è coincisa con il 40°anniversario del suo matrimonio celebrato proprio nella cittadina bergamasca il 28 febbraio 1963 con Loredana Detto, presente alla consegna del titolo.

 
Protagonisti: Luigi Ornaghi (Batistì)
 
Luigi Ornaghi (al centro) classe 1931, è originario di Castel Cerreto, frazione di Treviglio (Bg).
Fu scelto per la parte di Batistì, secondo il racconto della sorella Bruna, casualmente. Bruna racconta che al bar del Cerreto, Olmi stava selezionando persone per il suo film; Luigi passò di lì proprio in quel momento per eseguire un lavoro con una scala. Fu notato dal regista che non esitò ad indicarlo come la persona che stava cercando per il ruolo più importante del film.
In effetti Luigi sul set non dovette far altro che interpretare se stesso per compiere movimenti, e azioni che facevano parte della sua quotidianità.
Sembra incredibile a volte come ciò che avviene per finzione, possa poi accadere realmente in un momento futuro della propria vita : Batistì nel film fu allontanato con la famiglia suo malgrado dalla casa colonica, ebbene Luigi abitava al Cerreto in una casa rurale ( lascito della Contessa Emilia Woyna Piazzoni ai contadini del posto) gestita dagli Istituti Educativi di Bergamo. La proprietà che gestiva quelle abitazioni con annesse stalle non volle più rinnovare a Luigi il contratto di locazione non ritenendo che rientrasse ancora nei canoni di assegnazione di tale alloggio ,oltremodo intenzionata a ristrutturare quegli edifici per adibirli a scopi sociali.
 Beninteso, Luigi non sarebbe rimasto per strada, ma lui era molto legato alla casa dove aveva abitato da una vita ed era molto dispiaciuto di doversene andare, traslocò quindi, suo malgrado presso un amico ma trascorsi alcuni mesi, la mattina dell' 11 dicembre 2006 mentre stava portando via alcune cose dalla stalla si sentì male, e morì colto da un'infarto.
La sua persona è così indissolubilmente legata al personaggio che ha interpretato, che sulla lapide dove riposa nel cimitero di Treviglio, è stata posta una fotografia di una scena del film che mostra Luigi al centro circondato dagli amici contadini, uomini, donne e bambini riuniti nella stalla, intento a  raccontare una delle sue storie e ..... una scritta: "A Luigi, ultimo interprete di una generazione che mi ha insegnato a vivere" Ermanno Olmi.
(un ringraziamento alla sorella Bruna Ornaghi per le informazioni e per la fotografia)

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